Fuga dalla Calabria, 300.000 calabresi emigrati negli ultimi 10 anni.

pubblicato da Redazione

Mentre la classe politica è impegnata a pensare solo a come mantenere le poltrone e mentre la classe politica calabrese non ha più alcun peso nello scacchiere politico nazionale continua inesorabile un fenomeno grave che continua ad essere fortemente sottovalutato, quello dello spopolamento. Le cifre sono drammatiche. In circa 300.000 i calabresi che negli ultimi dieci anni hanno abbandonato la Calabria. e fra questi 200.000 giovani per lo più scolarizzati e tantissimi laureati. Da 2.200.000 abitanti si è passati agli attuali 1.975.000 residenti che non corrispondono come numero a chi veramente vi abita. Tanti sono coloro i quali per diverse motivazioni hanno conservato la residenza in Calabria ma vivono, studiano o lavorano altrove.

La popolazione reale è circa 1.800.000. Un fenomeno, quello dell’abbandono, che si è trasformato in una fuga continua, quotidiana, inesorabile e, goccia dopo goccia, sarà irreversibile con effetti drammatici nei prossimi decenni. Il rinnovato fenomeno dell’emigrazione in Calabria assume, oggi, aspetti inquietanti che lo differenziano molto dall’emigrazione dell’immediato dopoguerra o degli inizi del ‘900. Allora emigravano in molti ma le famiglie registravano un altissimo tasso di natalità e gli emigrati di allora, spesso, all’età della pensione, ritornavano nella loro terra natia. Oggi, invece, il rinnovato tasso di emigrazione si accompagna ad un fortissimo taso di denatalità, fenomeno sconosciuto per la Calabria. Inoltre all’emigrazione dei giovani si accompagna anche l’emigrazione accessoria che è quella dei genitori e dei nonni dei giovani che lasciano la Calabria che, appena raggiunta la pensione, si trasferisco nelle città dove vivono i loro figli per aiutarli e crescere i nipotini. Una serie di fattori quindi, devastanti sul piano della crescita demografica e della stratificazione sociale. Non nascono figli, i giovani vanno via, i pensionati li raggiungono. Un tris che porterà la Calabria in qualche decennio ad un fenomeno di spopolamento unico in Italia. Dei circa 1.800.000 calabresi che vivono in Calabria almeno 750.000 percepiscono una pensione e per ogni giovane fino a 25 anni vi sono tre ultrasessantacinquenni. Si assiste inermi ad interi borghi storici oramai quasi del tutto spopolati. Alcune amministrazioni offrono case nei centri storici ad un euro o cento euro e nonostante tutto nessuno li compra. Borghi bellissimi pieni di storia e tragicamente vuoti.

A tale situazione urge porre rimedi con apposite strategie che possano invertire il flusso sempre crescente di giovani che abbandonano le loro radici. Il lavoro e la sua cronica mancanza rimane il dramma principale, a anche una società non meritocratica, una società sempre più corrotta ed inquinata porta i giovani più bravi, quelli laureati e desiderosi di affermarsi e di realizzare i propri sogni a ritrovare aree del Paese dove il merito e la competenza sono un valore reale. In Calabria la competenza ed il merito sono, invece, dei disvalori. In una società dove l’ascensore sociale è dettato dalla corruzione e dall’appartenenza alle lobby di potere non vi è spazio alcuno per giovani volenterosi e capaci. In tal modo si perde la parte migliore della società. Si uccide il futuro. E questo è il destino riservato alla Calabria da una Casta politica che ne ha distrutto finanche le fondamenta e che non vuole mollare. Quando i calabresi apriranno gli occhi sarà, probabilmente, troppo tardi.

Gianfranco Bonofiglio

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