Coronavirus, in 9 febbricitanti giunti in Calabria con il treno Roma/Reggio Calabria

pubblicato da Gianfranco Bonofiglio

Ancora oggi non si ferma l’esodo del ritorno. Anzi si aggrava con situazioni a dir poco allucinanti. Non solo i controlli sono sporadici e, a volte, inesistenti e sicuramente insufficienti ma addirittura si registrano comportamenti che non si possono più definire irresponsabili, ma che, evidentemente, sono dettate da situazioni di vero e proprio panico. Nella giornata di ieri a bordo del treno 561 proveniente da Roma nel quale sono saliti molti passeggeri provenienti da regioni come la Lombardia e il Veneto che erano giunti nella stazione romana, un medico, Giuseppe Manzi, si è reso conto che sul treno vi erano ben 9 passeggeri con febbre e tosse, sintomi che potrebbero essere da contagio di coronavirus. Il medico ha disposto i passeggeri febbricitanti in un unico vagone, ma, qualora qualcuno di questi dovesse essere realmente affetto da coronavirus non vi è dubbio che chi ha viaggiato in quel treno è certamente a rischio. Inutile dire che tutti i nove passeggeri erano diretti in Calabria, la regione che si sta caratterizzando per il maggior numero di rientri dalle regioni del Nord, essendo anche quella dove almeno in 300.000 sono coloro i quali conservano la residenza in Calabria ma, in realtà per motivi di lavoro e di studio, vivono altrove. L’esodo al contrario non si ferma più. Oramai la frittata è fatta. Sin dal 22 febbraio si doveva fermare e bloccare ogni mezzo di trasporto come è stato fatto in Cina. Ma in Cina vi sono i cinesi e vi è uno Stato che impone le regole. In Italia ci sono gli italiani, allergici ad ogni regola, caratteristica ancora più marcata in Calabria, dove il maxi – esodo dal Nord abbinata alla sanità inesistente e alla classe politica incapace di affrontare qualsiasi problema, figuriamoci il Coronavirus, rappresentano la tempesta perfetta per chissà quale futuro. Solo la sorte benigna potrà salvarci. Solo il Buon Dio. Ci resta solo da pregare e confidare in un miracolo.

Gianfranco Bonofiglio

Articoli correlati