Inchieste sulle “Toghe”, dalla Procura di Salerno venti di tempesta

pubblicato da Gianfranco Bonofiglio
La vicenda giudiziaria che ha coinvolto il Presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini, potrebbe riservare sviluppi clamorosi e sinora impensabili. Potrebbe aprirsi uno spiraglio di luce su qual mondo di “invisibili” che è sempre stato il vero punto di forza della criminalità calabrese e di quel sistema di corruzione ed illegalità che oramai ha pervaso gran parte della società e del modus vivendi della nostra regione. La vera forza della ‘ndrangheta è la causa del suo travolgente primato fra tutte le organizzazioni criminali operanti in Italia e nel mondo è stata la capacità di permeare ed infiltrare con la forza della corruzione il mondo delle istituzioni e soprattutto il mondo della politica. Non vi è politicante locale o nazionale che non spenda parole quasi sempre inutili sulla necessità della lotta alla ‘ndrangheta lodando magistrati coraggiosi e auspicando grandi cambiamenti per poi, nei fatti, avere nei propri partito o movimenti personaggi al di sopra di ogni sospetto all’apparenza, perfettamente incensurati, ma poi, invece, espressione diretta di potenti casati di ‘ndrangheta. E tutto ciò è stato possibile anche ad alcuni Palazzi di Giustizia sempre più identificabili con i tanti “Porti delle Nebbie” dove i fascicoli di indagini su personaggi di peso sparivano nel nulla, approfittando di quella nebbia così fitta da non poter vedere nulla di nulla, anche quello che per tutti era platealmente evidente. Certamente le indagini del Procuratore capo della Procura della Repubblica di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri, hanno alzato il tiro ponendo a rischio anche la sua stessa vita. Si arriverà realmente a far luce su quella borghesia mafiosa, su quel terzo livello di colletti bianchi ed insospettabili che hanno la colpa di aver fatto radicare e crescere un sistema di illegalità diffusa ed ambientale che rende la Calabria il territorio ottimale per tanti faccendieri e personaggi oscuri che tramano nell’ombra conservando ruoli pubblici ed immagini esterne spesso adamantine e senza macchia?. Si arriverà a scoprire quello che non si deve assolutamente scoprire?. Riuscirà Nicola Gratteri ad aprire il vaso di Pandora della corruzione istituzionale che impera, si farà luce su quella massomafia che sempre più decide e condiziona la vita politica, economica e sociale della nostra Calabria? Domande che ad oggi non hanno risposta alcuna. Solo il tempo ci potrà dire se a qualcuna di queste domande vi sarà mai una risposta o se, invece, tutto si normalizzerà e tutto ritornerà come sempre, nella solita logica che sembra che “tutto cambi per poi non cambiare mai nulla” nell’insegnamento sempre valido del bellissimo romanzo “Il Gattopardo” del grande scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Gianfranco Bonofiglio

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