Riace. Un’altra picconata all’accoglienza, chiude l’ambulatorio Jimuel

pubblicato da Gianfranco Bonofiglio

 Un’altra picconata. Lentamente ma inesorabilmente continua la demolizione del modello Lucano. Prima i cartelli: ‘Il paese dell’accoglienza è diventato ‘Il paese dei Santi Cosma e Damiano’. Poi sono spariti il ragazzino di colore con la maglietta rossa di ‘Radio Out’ e gli ‘Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci… cento passi’ di Peppino Impastato. Stavolta c’e’ di più, non si colpiscono i simboli, ma viene chiuso (temporaneamente pare e si spera) un presidio medico che garantiva assistenza gratuita a chiunque ne avesse bisogno. E’ l’Ambulatorio ‘Jimuel’ di Riace, aperto nel luglio 2017 nei locali del Municipio, nella piazza centrale del paese. ‘Jimuel’ è  un bambino filippino di 4 anni morto nel 2007 per una malattia sconosciuta, il dottor Isidoro Napoli ha fondato una onlus dedicandogliela, con ambulatori in diverse parti del mondo. Quello in Calabria è nato con lo stesso spirito, curare chiunque ne avesse bisogno senza chiedere niente, nè soldi, nè cittadinanze, nè carte bollate. Mimmo Lucano aveva subito accolto l’idea, trovato i locali e autorizzato l’ambulatorio. Diversi medici, specialisti, si alternavano per garantire l’assistenza medica. Poi è arrivato lo sfratto: “‘Servono i locali per ospitare il commissario liquidatore” è la motivazione ufficiale dell’attuale amministrazione per giustificare la decisione di non rinnovare il protocollo d’intesa siglato nella primavera del 2017, tra lo stesso comune di Riace, lo Studio Radiologico di Siderno e l’associazione umanitaria Jimuel o.n.l.u.s.”, spiega il comunicato della stessa onlus. Aggiungendo: “Ufficialmente propongono uno spostamento di sede. Nei fatti, la sede che hanno previsto di assegnarci, manca delle regolari autorizzazioni per un Ambulatorio Medico. Il paradosso è che la stessa sede, senza le necessarie autorizzazioni, è attualmente utilizzata come sede della Guardia Medica”. Quindi, per il Comune, nulla osta allo spostamento dell’ambulatorio, ma “per la nostra attivita’- spiega la nota di ‘Jimuel’- serve un supplemento di attenzione. Non per nulla, all’indomani della inaugurazione, avvenuta con una bella festa il 7 Luglio del 2017, ricevemmo una convocazione in Caserma da parte del Comando della Stazione dei Carabinieri di Riace per verificare che tutto fosse in regola. Queste motivazioni stanno alla base della nostra pignoleria nel voler fare tutto nel più assoluto rispetto della legge”. Intanto però l’ordine è di chiudere. L’Ambulatorio è arredato in maniera semplice ma provvisto di tutto ciò che può servire. Nel corso degli oltre due anni dalla sua inaugurazione, sono state effettuate decine di prestazioni occasionali e tantissime prestazioni di assistenza nel tempo, oltre alle visite specialistiche, cardiologia, radiologia, ginecologia, pediatria, grazie al lavoro volontario e costante dei professionisti che hanno offerto la loro opera. All’Ambulatorio Jimuel hanno guardato in questi anni moltissimi rifugiati e cittadini di Riace certamente, ma anche di Camini, Stignano, Monasterace e altri comuni limitrofi. “Tutto ciò non può finire. Non deve finire – è l’appello accorato di ‘Jimuel’ – E, per quel che ci riguarda, non finirà. Ogni giorno incontriamo difficoltà e problemi da risolvere nei nostri Ambulatori, in Kenia, nelle Filippine, in Congo ed oggi anche in Indonesia. Non sarà certo questo incredibile ostacolo ad impedirci di andare avanti”. Quindi, “con l’aiuto di Mimmo Lucano e della Cooperativa ‘Città Futura’ sono stati reperiti dei locali che saranno resi idonei e trasferiremo li il nostro Ambulatorio, decisi a resistere fino in fondo. E, nel tempo che ci separa dalla realizzazione dei lavori e dall’ottenere le necessarie autorizzazioni – conclude la nota – i Medici impegnati nel programma metteranno a disposizione dei pazienti, il proprio Ambulatorio privato”

fonte Dire

Articoli correlati