Calabria, i NEET, il 36,2% dei giovani calabresi ha rinunciato alla ricerca di un lavoro

pubblicato da Gianfranco Bonofiglio

Negli ultimi anni è esploso un nuovo fenomeno alquanto preoccupante, quello dei NEET, (acronimo di Not in Education, Employement or Training) che vuol dire giovani che non studiano, che non lavorano e che non si formano. Sono quei giovani che hanno gettato la spugna, che non credono più nel futuro e che, evidentemente, non nutrono più speranze. Compresi nella fascia fra i 15 e i 29 anni a livello nazionale sono circa due milioni. Inutile dire che la percentuale più alta è in Calabria dove la disoccupazione giovanile è pari a quella della Grecia. Il 36,2% dei nostri giovani calabresi, quelli che sono rimasti in Calabria, hanno addirittura rinunciato alla ricerca di un lavoro. Tali percentuali sono il frutto di una ricerca condotta dall’Unicef ed in merito al risultato della ricerca stessa il Presidente nazionale dell’Unicef, il calabrese Alfonso Samengo, ha affermato che “essere NEET, cioè non studiare, non lavorare, non seguire percorsi di formazione, è una condizione di disagio ed esclusione sociale che priva i giovani di una possibilità di futuro, lasciandoli indietro”. E’ necessario attivare politiche attive partecipate a favore dell’inclusione dei giovani per valorizzarne – conclude il Presidente Samengo – le potenzialità inespresse”. “I nostri giovani hanno perso la speranza di trovare un lavoro – ha affermato la deputata di Forza Italia, Mara Carfagna – una situazione talmente seria che dovrebbe essere in cima ai pensieri di qualsiasi governo”. Una ulteriore dimostrazione di un Sud sempre più emarginato e di una Calabria, sempre più Sud del Sud. E nonostante la gravità della situazione il divario fra Sud e Nord aumenta e non si intravede alcuna politica realmente meridionalista, anzi, tutt’altro.
Redazione

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