Regionali 2020, Intervista a Sergio Stumpo candidato nelle liste Democratici Progressisti collegio Nord

pubblicato da Gianfranco Bonofiglio

Ci è venuto a trovare Sergio Stumpo, candidato nelle liste Democratici Progressisti nel collegio Nord al quale abbiamo posto alcune domande.

Sergio Stumpo, economista con esperienze internazionali di progetti di sviluppo, decine di viaggi dalla sua Calabria verso il resto del mondo. Perché una persona con i suoi impegni, inclusa la famiglia, decide di dedicare tempo alla politica?

Il mio lavoro mi permette di conoscere varie realtà differenti dalla nostra e osservo da vicino molti processi di crescita e di sviluppo in Paesi dove sembrava che non fosse possibile fare più nulla, come nel Centro e Sud America, in Asia.

Dialogo e partecipazione, cultura, rigenerazione di luoghi e valorizzazione del patrimonio culturale della regione sono alcune delle sue parole chiave e temi controcorrente, rispetto a quelli che hanno caratterizzato il governo della nostra regione da diversi decenni… Quale priorità ha davvero la Calabria? 

Per misurare l’intensità della presenza politica e innescare un processo di crescita si è a lungo pensato alle infrastrutture, ovvero alla materializzazione delle idee, con un’opera più o meno importante. Questo approccio ce lo portiamo appresso dai tempi della SA-RC che, ad esempio, ha caratterizzato per lo meno 5 legislature regionali del passato (25 anni circa).  Il vero valore da costruire, per crescere e svilupparsi, secondo me, è l’infrastruttura sociale che si è sgretolata e va ricostruita. La costruzione di una visione partecipata di futuro è frutto del lavoro di tanti e la priorità, pertanto, è ricostruire il dialogo e la partecipazione alla vita politica.

Come sollecitare in tal senso la collettività calabrese?

R: Nelle manifestazioni degli ultimi giorni leggo un riappropriarsi degli spazi pubblici da parte della gente, una forte voglia di partecipazione e, benché, probabilmente, tutti inseguiranno l’obiettivo di associarsi a questi movimenti accodandosi alle istanze o proposte (in alcuni casi, manipolando) mi sento di complimentarmi con tutte queste persone che sono scese in piazza e che si stanno riappropriando degli spazi del dialogo per eccellenza. Questo mi fa essere orgoglioso di essere calabrese.

E da parte delle istituzioni, quali sono le prime azioni necessarie?

R: Per riaprire il dialogo, di sicuro, occorrono interventi tesi a ricostruire la credibilità degli enti pubblici (nel caso specifico la Regione). Bisogna lavorare per una Regione al fianco dei cittadini, presente nella vita quotidiana, che ascolta le necessità e risponde alle esigenze di base.

Un esempio concreto? 

Il sistema sanitario. Tutti stanno scontrandosi sulla paternità delle scelte per la costruzione dei nuovi ospedali nei centri importanti della Calabria; ogni provincia ha una spesa che supera spesso i 100 milioni di euro da utilizzare. Bene, sarò felice di vedere queste opere pubbliche essenziali, però non dobbiamo dimenticare i presidi intermedi e locali come le guardie mediche.  Queste ultime sono luoghi importantissimi, specie nei centri minori; se ci facciamo caso, sono dislocate sempre in edifici decadenti e molto in periferia, di difficile raggiungibilità. Questi presidi devono essere invece ospitali e con il massimo dei servizi di sicurezza, sia per offrire un ottimo servizio alla popolazione, sia per dare una dignità ai medici, spesso molto talentuosi, di lavorare in maniera serena. In altre parole, con la guardia medica la Regione “dialoga” molto più da vicino che non con un enorme ospedale che probabilmente vedranno i miei figli; e questo è un altro grande problema che incide sulla credibilità delle istituzioni.

Un messaggio per la comunità calabrese…

Ho la fortuna di conoscere una moltitudine di talenti calabresi che, ogni giorno, svolgono il proprio lavoro con dignità e senso del dovere. Una moltitudine di persone oneste che si impegna per far funzionare le cose, spesso, però, mortificate e sconosciute, a discapito dei fenomeni che la cronaca ci evidenzia. Vorrei lavorare insieme a loro per una vita più degna, per accompagnare nuove generazioni a costruire il futuro.

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