Regionali 2020, una campagna elettorale sui generis silente e senza entusiasmo

pubblicato da Gianfranco Bonofiglio
campagna elettorale

La campagna elettorale in corso è senz’altro la più difficile da decifrare confrontandola con tutte le altre campagne elettorali per le regionali. Sono trascorsi oramai i tempi nei quali i programmi, le idee e le proposte avevano ancora un certo peso e sono trascorsi anche i tempi nei quali le segreterie politiche, da vere “agenzie sbrigatutto” che distribuivano favori, prebende, false invalidità civili, assunzioni senza concorsi o con concorsi truccati, multe da cancellare, ricoveri senza attendere il turno, raccomandazioni per esami scolastiche universitari e tanto, tanto altro di più e che regolavano la vita assistita di una società politico – dipendente. Oggi le segreterie volanti che durano solo qualche settimana sono solo distributrici di qualche santino, di qualche fac simile e soprattutto sono utilizzate per telefonare e contattare l’elenco degli amici ai quali chiedere il voto. Ovviamente un voto per l’amicizia e nulla più. Un voto amicale e, per quelli più potenti che sono in campagna elettorale permanente tutta la vita, anche un voto clientelare. Una campagna elettorale spenta, senza mordente, senza entusiasmo che riflette l’impoverimento culturale e sociale che oramai imperversa senza soste in una terra di Calabria sempre più rassegnata e sempre più indifferente a tutto e a tutti. Un campionario, quello dei 306 candidati complessivi in 14 liste (nelle elezioni del 2014 erano 360 e le liste erano 15)  che si giocano la partita per i 30 posti di consigliere regionale dove si trova di tutto e di più. Molti senza alcuna esperienza politica, tanti candidati nelle liste nello stesso giorno in cui hanno aderito al partito che oggi rappresentano, tanti candidati border line di ambienti oscuri che portando voti sono sempre ben accetti da tutti. Tanto, come tutti sanno, voti e denaro non hanno mai avuto alcun odore. Una campagna elettorale che dimostra come il popolo calabrese sia sempre più lontano dalla politica, sia sempre più disgustato e sempre più convinto che mai nulla potrà cambiare. Una rassegnazione che è la debolezza della nostra terra e che rappresenta la forza di chi non vuole mai cambiare nulla. Infatti la Calabria non ha vissuto nessuna Prima, Seconda e Terza Repubblica. Da prefetti discepoli della grande massima del grande scrittore siciliano, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicata nel suo celebre “Il Gattopardo” nel 1958, “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. In Calabria sembra spesso e sovente che tutto cambi, poi in realtà non cambia mai nulla. Soprattutto in politica, “la magistrale arte di pochi che, arrivando al potere, impediscono qualsiasi sviluppo della massa per poter comandare in eterno”, per come sostenevano alcuni grandi filosofi dell’antica Grecia.

Redazione

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