Il leader della Lega, Matteo Salvini, non perde occasione per ribadire che la ‘ndrangheta è un dramma da affrontare. Ne discute con scarsissima conoscenza del fenomeno e lo si desume da alcuna affermazioni talmente ovvie da essere quasi ridicole ma rimane il fatto che comunque, a parole, ne parla e considerando l’ascolto di cui gode è sempre un fatto positivo.
In un suo recente intervento su Radio Crc ha affermato che “La ‘ndrangheta è il primo grande, vero ed enorme problema non solo in Italia, ma in Europa e in altre parti del mondo. Rispetto agli anni ’80 e ’90 la mafia fortunatamente è molto meno forte, così come anche la camorra. C’è poi la ‘ndrangheta che invece pare sempre impermeabile alle incursioni esterne, al fenomeno del ravvedimento e del pentitismo. Bisogna potenziare gli strumenti e portargli via i quattrini, nei decreti sicurezza che qualcuno vorrebbe abolire abbiamo raddoppiato la potenza dell’Agenzia per i beni confiscati, come beni, sedi e mezzi. Bisogna aggredire i portafogli, sequestrare le villette. Da quel punto di vista lo Stato c’è, la magistratura sana c’è, poi ti rendi conto che per colpa delle lentezze della politica e della burocrazia si rischia di tornare indietro e viene il nervoso”.
Quello che dovrebbe preoccupare Salvini nella lotta alla ‘ndrangheta essendo lo stesso Salvini segretario nazionale del primo partito d’Italia è la caratteristica principale che ha fatto della ‘ndrangheta l’organizzazione criminale più potente. La sua capacità di infiltrazione nella politica. La capacità della ‘ndrangheta di sapersi infiltrare e salire sempre sul carro del vincitore. Farebbe bene Salvini, al di là delle sterili parole, osservare se nel suo partito in Calabria e altrove, essendo la Lega in grande crescita, la ‘ndrangheta non abbia già inserito suoi uomini e suoi punti di riferimento. Ma forse questo a Salvini non interessa.
Redazione