Migranti. Agadez-Rosarno, luoghi allo specchio negli occhi di due fotografi

pubblicato da Gianfranco Bonofiglio

La mostra a Roma presso il Rufa Space. Le foto sono di Olmo Calvo e Rocco Rorandelli che hanno seguito i progetti di Medici per i diritti umani nei due paesi Agadez, Rosarno. Luoghi allo specchio, uniti da un filo intessuto di storie e persone sulle rotte migratorie tra due continenti, Africa e Europa. La distanza che li separa si annulla in una terra di mezzo, una terra acre, dove le persone cercano di ricostruire con fatica la trama della propria vita. “Agadez Rosarno. Luoghi migranti allo specchio” è il titolo della mostra fotografica di Medu (Medici per i diritti umani) con le foto di Olmo Calvo e Rocco Rorandelli, realizzata con il supporto della RUFA – Rome University of Fine Arts. Agadez, citta’ del deserto, è oggi uno snodo fondamentale dei flussi migratori che dall’Africa occidentale raggiungono l’Italia e l’Europa. Negli ultimi anni centinaia di migliaia di uomini, donne e minori l’hanno raggiunta in fuga da conflitti e violenze, in attesa di affrontare la traversata del Sahara verso la Libia, in quella che i migranti stessi chiamano “la via dell’inferno”. Da dicembre 2017, rifugiati e richiedenti asilo, per la maggior parte sudanesi, hanno cominciato a ripercorrere quella stessa via in senso contrario, in fuga dai campi di tortura libici, giungendo di nuovo ad Agadez. Qui il fotografo Olmo Calvo ha incontrato i pazienti assistiti dal team medico-psicologico di Medu nel campo umanitario allestito da Unhcr-Niger ad Agadez. Olmo restituisce storie di donne dalle vite sospese attraverso sguardi di speranza e rassegnazione, di dolore e sollievo, di amore e rabbia. Ferite invisibili che trasudano da occhi imperscrutabili. Segni di esperienze inenarrabili che solcano i visi. Rosarno e’, invece, un comune di alcune migliaia di abitanti nella Piana di Gioia Tauro, conosciuto per le ‘ndrine, i “giardini” di aranci e la rivolta dei braccianti stranieri, ormai al suo decimo anniversario. Ogni anno, durante la stagione di raccolta agrumicola, piu’ di 2000 migranti raggiungono la Piana, fornendo manodopera a basso costo e senza diritti ai produttori locali, all’interno di una filiera produttiva opaca e iniqua. Baraccopoli, casolari abbandonati e tendopoli ministeriali costituiscono da anni i tratti salienti del paesaggio dello sfruttamento. Il fotografo Rocco Rorandelli ha accompagnato la clinica mobile e il team di Medu in Calabria e nella Capitanata (Puglia), mettendo al centro del suo racconto fotografico i luoghi abitati dai braccianti stranieri durante i mesi della raccolta. Le foto, per lo piu’ aeree, ritraggono paesaggi abitativi informali – i ghetti, i casolari e le baraccopoli – e istituzionali – le tendopoli ministeriali – accomunati dalla desolazione e dall’assenza dei requisiti minimi di dignità. La mostra viene inaugurata oggi, sabato 14 dicembre (ore 18), presso il Rufa Space di via degli Ausoni 7 a Roma. Rimarrà aperta al pubblico fino al 20 dicembre per riaprire di nuovo dal 7 al 10 gennaio.

Fonte Dire

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