Cosenza, la fine del mito del posto fisso, al Comune da 1.800 dipendenti nel 1983 ai 280 del prossimo anno

pubblicato da Gianfranco Bonofiglio

Le fortune di un uomo dipendono non solo dalla famiglia nella quale si nasce ma anche dal periodo storico nel quale si nasce.

Cosa dire dei tanti privilegiati che alla fine degli anni ’70 vennero assunti con la famigerata legge 285 nelle pubbliche amministrazioni per chiamata diretta senza alcun concorso e solo perché facenti parte dell’elenco dei disoccupati presso gli uffici del lavoro. Tale legge riempì gli enti pubblici a dismisura ed oggi, a tanti anni di distanza, gran parte di questi sono già in pensione ed altri vi andranno nei prossimi mesi.

Ma tale ingresso in massa non si è mai più ripetuto. Anzi piano piano le porte sono state chiuse e per i giovani di oggi, a differenza di quelli di quel tempo, il “posto fisso” rimane una chimera ed un qualcosa del passato. Prendiamo l’esempio più eclatante. Il posto al comune, l’agognato posto al Comune la cui gestione ovviamente politica ha fatto la fortuna di alcune famiglie politiche per mezzo secolo.

Basti solo accennare che nel 1983 quando a sindaco di Cosenza venne eletto dal consiglio comunale l’On. Pino Gentile che poi nel 1985 venne eletto alla Regione, i dipendenti del Comune di Cosenza erano la straripante cifra di 1.800, molto di più dl Comune di Milano.

Oggi i dipendenti comunali circa 280 e con i prossimi pensionamenti si ridurrà a circa 250 e questa cifra comprende anche i  dipendenti della Polizia Municipale. Praticamente un deserto. Inutile dire che tanti uffici rimarranno quasi vuoti. Inutile pensare in tempi brevi a qualche assunzione considerata la situazione finanziaria del Comune stesso. Ma il Comune è solo uno degli esempi.

Ugual discorso per le Asp, per l’Ospedale dell’Annunziata e per tanti, tanti altri uffici statali. Basti solo dire che in Calabria gli occupati dai 15 ai 64 anni, cioè la forza lavoro, è di soli 510.000 occupati (al 31.12.2022) su 1.830.000 residenti dell’intera regione.

Mentre i pensionati sono 775.000, quasi 250.000 in più di chi lavora.

Il tasso di occupazione più basso d’Europa che si controbilancia con uno dei tassi di disoccupazione più alto fra tutte le Regioni d’Europa. E la cifra dei 510.000 occupati è destinata a diminuire sensibilmente nei prossimi tre – quattro anni per effetto dei pensionamenti.

Mentre per i giovani non resta che sempre più una sola strada. quella di andare via da una terra dove il lavoro praticamente non esiste più e dove, soprattutto nel settore privato, si assottiglia sempre più quello esistente con tanti posti di lavoro che si perdono quotidianamente. Figuriamoci se si può pensare a nuovi posti di lavoro.

Gianfranco Bonofiglio

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